Nell’organizzare l’uso del fondo Next Generation EU, meglio conosciuto come Recovery Fund, il governo ha deciso di stanziare 74,3 miliardi in favore della transizione ecologica con l’intenzione di raggiungere gli obiettivi europei fissati dallo European Green Deal. La “Rivoluzione verde” è uno degli ambiti principali di cui si stanno tracciando riforme e investimenti: l’attuazione, il monitoraggio del piano e la valutazione dell’impatto economico sono fondamentali per la realizzazione di questa innovazione.
L’Italia ha registrato notevoli progressi nella riduzione di emissioni dei gas serra, nell’aumento dell’uso di energie rinnovabili e nel miglioramento dell’ efficienza energetica, tuttavia occorrono adeguati investimenti e riforme per arrivare alla riduzione del 55% di emissioni entro il 2030. Per raggiungere l’obiettivo di neutralità climatica entro il 2050 occorre considerare seriamente la questione della decarbonizzazione e il perseguimento di tre principali tipologie di azione quali: il cambiamento della domanda energetica, il miglioramento dell’uso di rinnovabili e l’aumento di assorbimento di CO2 dalle superfici e dai suoi forestali. Tramite gli investimenti occorre concretizzare l’impresa verde, l’efficienza energetica, la tutela del territorio considerando l’importanza di una mobilità sostenibile e di riqualificazione degli edifici.
L’impiego della cogenerazione ha un ruolo di particolare importanza per questo tipo di transizione ecologica. La produzione combinata di energia elettrica e termica è innanzitutto la tecnologia che esprime la più alta riduzione di emissioni di CO2, passaggio necessario e fondamentale in considerazione della questione decarbonizzazione. Gli impianti cogenerativi possono essere alimentati da biomasse e biogas, questo favorisce l’abbattimento dell’impiego dei combustibili fossili più inquinanti, garantisce una maggior certezza rispetto alle rinnovabili (che non sempre sono disponibili nel momento di necessità) e tutelano un contenimento dei costi di produzione. In futuro i motori di queste centrali potranno essere alimentati con l’idrogeno: elemento presente in abbondanza, con una densità di energia particolarmente elevata, non produce emissioni inquinanti; in pratica un sorprendente alleato per la risoluzione del problema energetico del pianeta.
Oltre all’applicabilità nel settore industriale (che è sicuramente il più inquinante) la cogenerazione può portare benefici in termini di autoproduzione di energia elettrica, incentivando la costituzione di comunità energetiche e autoconsumo. Anche la riqualificazione degli edifici può concretizzarsi con l’impiego della cogenerazione: ospedali, scuole, edifici pubblici e strutture private ristrutturate e ammodernate sotto il profilo dell’efficientamento energetico. Infine una mobilità sostenibile può realizzarsi in presenza di infrastrutture di produzione energetica ben integrate nel sistema elettrico nazionale, dirette ad un efficace rete di distribuzione per alimentare veicoli elettrici e impianti di ricarica.
A supporto dei progetti di investimento la riforma prevede un intervento normativo in tempi rapidi che sarà assicurato da un’eventuale decretazione attuativa o da altri atti di indirizzo e coordinamento, con l’obiettivo di avere capacità operativa entro la fine del 2021.