Attraverso l’uso di impianti CHP (acronimo inglese che indica cogenerazione) si realizza un processo di produzione combinata di calore ed energia. Per cui con la cogenerazione si ottengono più forme di energia con significativi risparmi economici e minori emissioni inquinanti.
Nonostante queste prerogative appartengano anche a diversi tipi di impianti di energia rinnovabile, sussistono significative differenze fra queste centrali.
Diversamente dagli impianti di energia rinnovabile, gli impianti di cogenerazione non sono standardizzati e derivano da sistemi progettati in modo indipendente, dando luogo a diverse installazioni implementate all’interno dello stesso impianto.
Questa eterogeneità si traduce in una minore fabbricazione in serie e quindi maggiore personalizzazione per le esigenze di monitoraggio e produzione.
Un’altra differenza riguarda la prevedibilità. Le fonti di energia rinnovabile sono variabili e difficilmente prevedibili, tuttavia sono controllabili attraverso adeguati sistemi che tengono monitorate la velocità del vento o la previsione dell’intensità della radiazione solare. Gli impianti di cogenerazione non sono basati su questo tipo di energia, di conseguenza non sono necessari sistemi predittivi a causa dell’omogeneità della fonte stessa.
Alla base della cogenerazione abbiamo invece miscele di vari tipi gas, composti principalmente da metano, prodotti dalla fermentazione batterica di residui organici, per cui il monitoraggio non è indirizzato alla misurazione e alla previsione delle fonti naturali di energia.
Piuttosto il monitoraggio deve concentrarsi sulla degenerazione dei vari componenti, sugli indicatori chiave di prestazione, sugli strumenti che indicano il livello di produzione di ogni sistema di produzione nell’impianto per individuare eventuali guasti e disfunzioni.